12 Giu 2019

Invecchiare con ben…essere

Recenti statistiche hanno confermato un dato già da tempo noto all’opinione pubblica: la popolazione italiana sta progressivamente invecchiando¸ da stime recenti si prevede che entro il 2060, un terzo della popolazione avrà 65 anni o più.

La fase dell’invecchiamento viene comunemente ma erroneamente considerata un processo irreversibile associato alla comparsa di malattie cronico-degenerative legate a diversi tipi di disabilità.

È noto che col progredire dell’età la persona sia posta di fronte a numerosi cambiamenti fisici, cognitivi, relazionali ed emotivi ma, da studi recenti è stato dimostrato che anche in età avanzata rimane un certo grado di plasticità cerebrale ovvero una quantità di risorse mentali utilizzabili per migliorare le prestazione e quindi di conseguenza migliorare la qualità di vita.

Il benessere è quindi una dimensione possibile? Certo che si, una dimensione possibile ed importante!

Porre l’attenzione al benessere psicologico dell’anziano sembra quanto mai necessario considerando gli effetti positivi che lo stesso esercita anche sulla salute.  Il benessere psicologico, infatti, sembra avere un importante ruolo protettivo in molti disturbi anche nella popolazione anziana. (Boehm & Kubzansky, 2012; Boyle, Buchman, Barnes & Bennett, 2010; Boyle et al, 2012;  Friedman, Hayney, Love, Singer & Ryff, 2007; Friedman & Ryff, 2012; Ryff, Singer & Love,  2004).

Quali sono i fattori predittivi di benessere nell’anziano?

Il benessere è un concetto ampio per darne una definizione consideriamo la suddivisione tra “benessere edonico” e “benessere eudaimonico”. Il primo, anche definito “benessere soggettivo” corrisponde alla soddisfazione percepita, ai giudizi emotivi e cognitivi che le persone danno della loro vita, mentre il benessere eudaimonico, che si pone in un’ottica costruttiva, fa riferimento al continuo sostegno e accrescimento del proprio potenziale e degli scopi di vita. Questa dimensione del benessere non è certamente libera da situazioni occasionali di malessere, ma sottolinea come l’invecchiamento possa diventare una fase ricca di potenzialità, un’opportunità dove poter esplorare nuovi possibili modi di essere, pur restando sé stessi.

Esiste un elisir di lunga vita? Relazioni interpersonali ricche, sostegno sociale, atteggiamento costruttivo, perseguire scopi di vita e autonomia, possono aiutare l’anziano a migliorare la propria qualità di vita.

Questo progressivo invecchiamento della popolazione, invita non solo chi si occupa di sanità e welfare, ma tutta la società nel suo insieme, a riflettere quindi sulle dimensioni che contribuiscono a favorire nella popolazione che cresce un invecchiamento il più possibile sostenibile, non solo in termini di aspettativa di vita ma anche di benessere percepito. La salute è infatti un elemento che, a partire dal singolo individuo, si estende ad interessare l’intera comunità di relazioni che definiscono la vita sociale. Ed è evidente che uno scenario di tale portata non può riguardare esclusivamente le singole persone che invecchiano.

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