11 Mar 2019

IL messaggio esistenziale dei sogni: esplorazione del contenuto onirico attraverso il lavoro gestaltico

Da sempre ci affascinano, cerchiamo di capirne il significato, a volte ci turbano e altre ci confortano… parliamo dei sogni, quel tipo di attività mentale che ci accompagna, in diverse forme, fin da quando siamo piccoli.

I sogni hanno affascinato l’uomo fin dall’antichità, perfino la civiltà dei Sumeri, dai quali abbiamo traccia del più antico rituale legato ai sogni di “incubazione” (4000 a. C.) che consisteva nel dormire in un’area considerata sacra al fine di sperimentare in sogno rivelazioni sul futuro o ricevere cure o benedizioni. Fino a giungere alla cultura greca e romana dove i sogni nascondevano un messaggio profetico proveniente dagli dei o contenevano delle previsioni sul futuro.

E’ solo alla fine del 1800 però che alcuni studiosi volgono la loro attenzione allo studio sperimentale  dei sogni e tra le diverse teorizzazioni non possiamo non citare le opere e i contributi di Sigmund Freud, fino ad arrivare ai giorni nostri dove anche gli approcci psicologici più moderni sono stati in grado di dimostrare l’utilizzo clinico dei sogni in psicoterapia.

Da allora si è scritto tutto e di tutto, passando attraverso culture popolari, vecchie credenze fino alla magia ma l’interpretazione dei sogni è una faccenda estremamente seria. 

La terapia della Gestalt, della quale Perls si può definire il fondatore,  è un approccio fenomenologico che si fonda sull’esperienza.
La percezione e il vissuto vengono considerati come un’unità che non può essere frammentata; ogni elemento dell’esperienza, infatti, si integra in una forma che, in quanto totalità, è diversa dalla somma delle sue parti.

Considerando questo come assunto possiamo considerare i sogni come un’esperienza unica, completa nella sua forma, la quale acquista un senso nel qui ed ora di una persona e che contiene messaggi esistenziali unici per il sognatore: il sogno ci parla di noi, di ciò che manca nella nostra vita, di ciò che evitiamo, delle parti di noi che abbiamo alienato.

Il sogno viene considerato dalla Gestalt come «l’espressione più spontanea dell’esistenza dell’essere umano» (Perls F., “La terapia gestaltica parola per parola”, Astrolabio, Roma, 1980, pag. 76) è un’esperienza della persona, al pari delle esperienze vissute nello stato di veglia e in quanto tale è in relazione con la vita intera del sognatore.

Per questo il racconto del sogno e la sua interpretazione sono strettamente legati al sognatore stesso, poiché egli solo è in grado di valutare le connessioni del sogno con la sua vita presente, con i suoi sentimenti e le sue emozioni.

Secondo Perls ogni elemento del sogno rappresenta un frammento della personalità; il lavoro sul sogno, riunendo i diversi frammenti e ristabilendo la loro capacità dialogica, ha l’obiettivo di creare collegamenti tra la persona e il suo mondo interno per favorirne la  trasformazione e ristabilirne l’integrità attraverso una maggiore consapevolezza di sé e dei rapporti tra le sue parti interne.

Nell’immagine onirica, così come in una fotografia o in un quadro, sia rappresentata tutta l’esistenza dell’individuo; questo succede perché ogni elemento del sogno viene caricato di significato personale attraverso il meccanismo della proiezione, cioè tutto ciò che è presente o assente dall’immagine onirica o dal suo percorso narrativo ha un significato personale per il sognatore, il quale vi ha caricato sopra tutti i suoi percorsi emotivi e le alternative di risoluzione per lui disponibili al momento.

Anche Jung considerava il sogno come il palco in cui la personalità mette in scena tutte le sue parti, alla ricerca sempre dell’integrazione tra ciò che è conscio e ciò che non lo è.

Perls definisce il sogno come la “via regia all’integrazione”.

Spiega Perls:

«Dato che il nostro scopo è quello di fare di ognuno di noi una persona sana, il che significa una persona integrata senza conflitti, quel che dobbiamo fare è rimettere insieme i vari frammenti del sogno. Dobbiamo riappropriarci di queste parti proiettate e frammentate della nostra personalità, e riappropriarci del potenziale nascosto che compare nel sogno».
(Perls F., “La terapia gestaltica parola per parola”, pag. 76)

La tecnica che Perls usa per lavorare con i sogni è quella della identificazione con i vari frammenti e parti del sogno; per favorire questa identificazione utilizza l’espediente del racconto del sogno in prima persona singolare:

«Ogni parte del sogno sei tu, è una tua proiezione, e se ci sono lati incongruenti, lati contraddittori, e tu li usi in modo da farli entrare in conflitto, questo non è altro che l’eterno gioco del conflitto, il gioco dell’autotortura».
(Perls F., “La terapia gestaltica parola per parola”, pagg. 78-79)

Nel lavoro con il sogno il sognatore è invitato a sperimentare se stesso nelle diverse parti, immagini, individuate nel materiale onirico per poter comprendere attivamente il messaggio nascosto in ogni frammento, nel qui ed ora della narrazione.

Non verrà chiesto di raccontare cosa significa essere, per esempio, la tigre del sogno, ma verrà proposto di “essere quella tigre” per potersi riappropriare della parte proiettata, del significato emotivo che ha per il sognatore essere una tigre con tutte le caratteristiche che la identificano.

Fondamentale è la relazione terapeutica nella quale si inscrive tale processo e che consente al sognatore una base di fiducia tale da consentire di esperire anche le parti, le polarità, più nascoste e meno accettate di sé.

Molto interessante il lavoro con i sogni ripetuti o gli incubi: essi sono considerati da Perls come dei messaggi di avvertimentoche tendono a “frustrare” la persona per sollecitarla ad andare avanti, a superare l’impasse che le impedisce la crescita. I sogni ripetuti sono materiale prezioso per acquisire maggiore consapevolezza circa qualche dinamica che ancora non comprendiamo, l’ovvio che fatichiamo a vedere.

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