15 Apr 2021

PSICOLOGIA E ANIMALI DOMESTICI: RESPONSABILITA’ E AUTOCURA

“[…] Che cosa vuol dire ‘addomesticare’?” “[…] Vuol dire ‘creare legami’ […]”, disse la volpe. “Tu, fino ad ora, per me non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altra. Tu sarai per me unico al mondo e io sarò per te unica al mondo”. (De Saint-Exupéry, 2003).

Formare legami affettivi e attaccamenti è una particolarità tipica degli esseri umani, sia bambini che adulti, e rappresenta un bisogno profondo che affonda le sue radici nella nostra storia biologica e nell’evoluzione della nostra specie.

Come la volpe lascia intendere al piccolo principe: essere in relazione con l’altro sottende un valore unico.

La relazione non è da intendersi unicamente con individui della stessa specie, possiamo pensare come in questi ultimi anni la relazione uomo-animale e nello specifico uomo-cane, sia diventata protagonista delle nostre vite.

“Il cane è il miglior amico dell’uomo” recita un vecchio detto. Sono molte ormai le specie di animali che diventano compagni di viaggio che sanno dare affetto incondizionato senza chiedere nulla in cambio.

Ma cosa ci spinge ad adottare un amico a quattro zampe? Quali possono essere i significati psicologici del legame che ci unisce a loro?

Adottare un animale domestico come compagno di vita è una scelta che può avere ripercussioni più che positive sulla salute psicologica e fisica del padrone. Spesso infatti il proprio amico a quattro zampe diventa a pieno titolo un membro della famiglia veicolando affetto, compagnia e supporto sociale anche nei momenti più difficili.

La compagnia di un animale domestico svolge importanti funzioni sia di supporto contro solitudine e isolamento, sia di vero e proprio sostegno sociale, aspetto ritenuto in psicologia psicosomatica un importante fattore protettivo contro problemi e disturbi di natura psicofisica.

Un altro aspetto non di secondaria importanza, prendersi cura di un animale domestico stimola anche il proprio senso di responsabilità nei confronti di un’altra vita seppur “pelosa” e a quattro zampe. E’ pure vero, che per quanto affettivamente importanti, gli animali domestici rimangono pur sempre animali con esigenze e diritti anche differenti dai nostri. Dedicargli cure quasi “umane” risponde a volte più ad un nostro bisogno inconsapevole di accudire, con il cane o il gatto, quella parte interna di noi più vulnerabile e indifesa; accudire un animale spesso è un modo per accudire e fornire conforto a noi stessi.

Questo può rappresentare certamente un fattore benefico e quasi “terapeutico” (come accade nelle Pet-therapy) a patto di non caricare gli animali domestici di ansie eccessive o antropomorfizzazioni grottesche.

Un articolo de L’Eco di Bergamo di lunedì 12 aprile racconta che uno di pochi effetti positivi della pandemia, è stato il boom di adozioni al canile, nello specifico in quello di Colzate (BG). Le restrizioni e la necessità di trascorrere tanto tempo a casa, hanno spinto molti a trovarsi una compagnia, un impegno, un diversivo. Coloro che hanno adottato un cane sono principalmente famiglie e persone sole, e tutti hanno fatto richiesta per cani di piccola-media taglia, gestibili quindi anche in appartamento. La speranza è che una volta finita la pandemia, tutti gli affidatari siano ancora in grado di prendersene cura.

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