Insonnia: come si struttura, come si può trattare senza farmaci
Gran tempo della nostra vita lo trascorriamo a dormire, con il desiderio e l’aspettativa spesso di riposarci, ricaricare le energie e rilassarci.
Eppure capita di avere difficoltà ad addormentarsi, di risvegliarsi nella notte o troppo presto al mattino, ed a ciò durante il giorno attribuiamo cali d’attenzione, sonnolenza, indolenza o facile irritabilità.
L’insonnia si può definire cosi’: la difficoltà soggettiva di iniziare e/o mantenere il sonno che si ripresenta sistematicamente nell’ arco di diverse settimane.
Tutti noi ogni tanto facciamo esperienza di una notte di sonno di cattiva qualità. In alcuni casi la deprivazione del sonno può essere anche funzionale. Per esempio alcune persone studiano la notte prima di un esame, o magari di fronte a decisioni importanti possiamo anche prenderci una notte di “riflessione” o “preoccupazione” o anche per essere creativi … Tuttavia il sonno è un importante processo psicofisiologico regolatorio per il nostro funzionamento biologico, comportamentale ed emozionale. Per questo motivo, la maggior parte di noi riesce a ristabilire un sonno di buona qualità dopo alcune notti poco dormite. Tuttavia per alcune persone i problemi del sonno non scompaiono quando l‘evento stressante si è risolto o è stabile ma, al contrario, tendono a diventare cronici. In questi casi, le difficoltà del sonno possono elicitare pensieri disfunzionali e comportamenti compensatori maladattivi che vanno ad aumentare il problema, invece che a risolverlo.
Il disturbo di insonnia si caratterizza dalla presenza di sintomi anche diurni, e spesso questi sono quelli per cui le persone con insonnia si rivolgono ai professionisti clinici.
I più frequenti sono:
– Fatica;
– Stress;
– Dolore;
– Minore efficienza al lavoro;
– Difficoltà nel funzionamento sociale e relazionale.
Il modello dell’insonnia di Spielmann (1985) afferma che vi sono tre tipi di fattori che incidono sullo strutturarsi di un disturbo da insonnia:
– fattori predisponenti: come tendenza ad avere elevati livelli arousal (stato di maggiore vigilanza e reattività a stimoli esterni), tendenza ad essere eccessivamente rimuginativi, orari lavorativi che possono essere discordi con la personale propensione al sonno o l’essere portati a rispondere alle situazioni stressanti proprio con difficoltà del sonno (sleep reactivity) ;
– fattori precipitanti: tutti gli eventi di vita che possono scatenare un quadro d’insonnia acuta transitoria, come ad esempio l’insorgenza acuta di una patologia medica, eventi di vita stressanti o modificazioni dello stile di vita;
– fattori perpetuanti: tutti quei comportamenti che si mettono in atto per compensare l’insonnia ma che non fanno altro che mantenere il problema, come ad esempio l’uso di alcool, tendere a fare sonnellini diurni, estendere il tempo trascorso a letto nel tentativo di dormire. Infatti l’alcool può facilitare l’addormentamento, ma favorisce i risvegli mattutini precoci, i sonnellini diurni invece possono favorire il presentarsi di un sonno superficiale durante la notte.
La terapia cognitivo-comportamentale per il disturbo di insonnia (Cognitive behavioural therapy for insomnia (CBT-I) è riconosciuta come intervento di prima linea per il disturbo. Tale trattamento psicologico è multicomponenziale, poiché differenti tecniche sono messe in atto per trattare la problematica nelle sue cognizioni (pensieri) disfunzionali che la supportano, nelle abitudini disadattive che spesso implica e nella pratica di esercizi di rilassamento per abbassare il livello di arousal. La durata dell’intervento è classificata come breve in quanto dopo una fase di valutazione (2/4 sedute), vi è una fase di trattamento che può essere compresa tra gli 8 e i 10 incontri, con frequenza settimanale.
Riferimenti bibliografici:
– Il trattamento cognitivo-comportamentale dell’insonnia, M.L. Perlis, C.R. Jungquist, M.T. Smith, D. Posner (Franco Angeli Editore , 2012).
– Curare l’insonnia senza farmaci, A. Devoto , C. Violani (Carrocci Faber, 2009)