28 Dic 2022

Tra lo schermo ed il bambino

Come può un genitore porsi come mediatore tra i propri figli e i dispositivi digitali?

Nel documentario “Crescere davanti allo schermo” (regia di Raphaël Hitier) la dottoressa Sylvie Dieu Osika, una pediatra francese, ci racconta del suo secondo incontro con Malia, una bambina di due anni in cura per povertà nel linguaggio e disturbi dell’umore. La Malia che vediamo nel documentario è una bambina che sta già migliorando: la vediamo mentre legge un libro per bambini, oppure impegnata in un gioco d’immaginazione mentre cucina cibo per delle bambole. Purtroppo, l’antecedente di questa storia è molto diverso. Fino a sei mesi prima, la mattina per Malia cominciava con i cartoni animati, tutti i pasti avvenivano davanti alla televisione, e dopo il pisolino era per lei la norma guardare dei video su Youtube, per un totale di sei ore al giorno passate davanti allo schermo. 

Malia non interagiva, tra lei e la madre, secondo le parole della dottoressa Osika, c’era uno schermo. Il recupero è potuto avvenire solo dopo un’inversione di tendenza da parte dei genitori della piccola, che hanno dovuto imporle un cambiamento netto dello stile di vita. Per molti genitori, mettere il bambino davanti allo schermo può sembrare una soluzione utile: smartphone, tablet e ancora prima la televisione, possono placare o distrarre il bambino nel momento del bisogno. Infatti, sono sempre di più i genitori che utilizzano questi device come “babysitter” mentre sono impegnati nei lavori domestici, oppure ne fanno uso per tranquillizzare i bambini e calmarli prima del sonno, o ancora per distrarli e indurli a mangiare durante i pasti.

Purtroppo, queste sono strategie che rischiano di andare fuori controllo. I bambini oggi hanno sempre più accesso a dispositivi digitali, e il tempo che trascorrono facendone uso aumenta sempre di più. Nel frattempo, l’età alla quale si ottiene il primo smartphone si sta abbassando fino ad interessare anche bambini con età al di sotto dei sei anni, e molti genitori si ritrovano a cedere i propri apparecchi al bambino che glieli domanda per tranquillizzarlo.

 L’entrata di questi apparecchi nelle nostre vite è relativamente recente, ed è di conseguenza difficile stabilire quali potrebbero essere gli effetti a lungo termine. Per quanto non ci siano ancora dati definitivi, le situazioni dove insegnanti o genitori segnalano la presenza di disturbi dell’umore, difficoltà a gestire frustrazione e rabbia, e mancanza di limiti nei bambini che sembrano collegate ad un utilizzo eccessivo di apparecchi digitali, sono in aumento.

Potremmo chiederci allora: come si può recuperare il controllo della situazione quando si ha la sensazione di averlo perso? Cosa si può fare?

Rimuovere tutti gli schermi come ha fatto la madre di Malia può essere necessario in casi gravi, ma non è affatto semplice. Per questa ragione, l’adulto ha bisogno di frapporsi tra schermo e bambino non in modo impositorio, ma come mediatore.

In tal senso, una ricerca di Hiniker e collaboratori (2016), suggerisce che un buon modo per stabilire delle regole che saranno più facilmente rispettate, può essere quello di coinvolgere i bambini, specie dai sei anni in poi, nelle decisioni che riguardano questi aspetti della loro vita. In questo modo, i bambini percepiranno con più facilità le regole scelte in comune come giuste, e ciò fa sì che saranno più predisposti a conformarsi ad esse. Per ragioni simili, è importante che siano chiare a tutti i membri della famiglia i motivi sottostanti queste regole, perciò è utile essere espliciti su quali siano le aspettative e cosa si voglia ottenere con le proposte fatte.

Tuttavia, se vogliamo che le regole siano percepite come “giuste”, non possono solo riguardare i bambini: se gli adulti non si impongono di rispettare queste stesse regole, chiarendo quali sono i motivi di eventuali eccezioni, difficilmente dall’altra parte ci sarà la sensazione che queste decisioni siano equilibrate. Questo aspetto della “giustizia” delle regole può essere efficace anche con bambini sotto i sei anni di età.

Un altro aspetto da tenere in considerazione è la questione dell’autonomia. E’ importante che il genitore monitori i consumi dei propri figli e che abbia un’idea chiara di quali siano i contenuti più fruiti, ma ciò può diventare difficoltoso quando entrano in gioco dispositivi portatili, che tendono a diventare una proprietà individuale. Per questa ragione, mantenere il controllo può essere percepito come una violazione della privacy, causando litigi e rendendo il monitoraggio ancora più difficile (Radesky e Christakis, 2016). 

Infine, bisogna ricordare che per i bambini condividere i propri dispositivi con figure di riferimento, promuove l’apprendimento e le capacità di interazione, e questo rapporto aiuta anche nello sviluppo di competenze che permettono di utilizzare la tecnologia con maggiore sicurezza (Bozzola e collaboratori, 2018). Per la stessa ragione, i genitori dovrebbero sempre provare prima le app e i programmi che i figli vogliono utilizzare, per poter valutare se essi sono in effetti appropriati all’età (ibidem).

Porsi come mediatore, mettendosi “in mezzo” tra schermo e bambino, può essere un processo complicato, potrebbe comportare il dover affrontare emozioni forti, discussioni e litigi. Nonostante ciò, è osservando da vicino cosa sta succedendo davvero nel rapporto tra i bambini e i dispositivi, che si possono stabilire delle regole personalizzate ed efficaci che tengano conto dei pericoli, delle difficoltà, dei bisogni e dei desideri del figlio.

Di seguito, riportiamo le linee guida proposte da alcuni ricercatori italiani (Bozzola e collaboratori, 2018) riguardo i tempi di utilizzo degli schermi per età.

Si raccomanda di NON utilizzare i dispositivi multimediali:

  • nei bambini di età inferiore ai 2 anni
  • durante i pasti
  • almeno per 1 ora prima di andare a letto
  • mostrando programmi dal ritmo incalzante, app con contenuti distraenti o violenti
  • come «calmante» per limitare il chiasso del bambino e tenerlo tranquillo in luoghi pubblici

Il team suggerisce di limitare l’esposizione ai media:

  • a meno di 1 ora al giorno nei bambini di 2-5 anni;
  • a meno di 2 ore al giorno nei bambini di 5-8 anni;
  • a programmi di alta qualità, con contenuti precedentemente visionati da un adulto;
  • alle app testate da un caregiver prima dell’utilizzo da parte del bambino.

Dott.ssa Mara Pezzoli e Dott. Francesco Andrini

Bibliografia

Bozzola, E., Spina, G., Ruggiero, M., Memo, L., Agostiniani, R., Bozzola, M., Corsello, G., & Villani, A. (2018). Media devices in pre-school children: The recommendations of the Italian pediatric society. Italian Journal of Pediatrics, 44(1), 69. https://doi.org/10.1186/s13052-018-0508-7

Hiniker, A., Schoenebeck, S. Y., & Kientz, J. A. (2016). Not at the Dinner Table: Parents’ and Children’s Perspectives on Family Technology Rules. Proceedings of the 19th ACM Conference on Computer-Supported Cooperative Work & Social Computing, 1376–1389. https://doi.org/10.1145/2818048.2819940

Radesky, J. S., & Christakis, D. A. (2016). Increased Screen Time. Pediatric Clinics of North America, 63(5), 827–839. https://doi.org/10.1016/j.pcl.2016.06.006

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